ATP022 Morton Feldman For Philip Guston John Tilbury Piano Carla Rees Flute Simon Allen Percussions
Con For Philip Guston ci troviamo davanti ad una composizione la cui durata impone una concezione dello scorrimento del tempo assolutamente diversa da quella con cui ci predisponiamo normalmente ad ascoltare un brano musicale. La mente va subito ai brani più lunghi che sono stati composti negli anni trenta del Novecento, come quelli di Kaikhosru Shapuri Sorabji, il suo Opus Clavicembalisticum o le Symphonic Variations for Piano (si parla di nove ore d’ascolto…), oppure il più recente Road di Frederic Rzewski. Oltre una certa misura – le Goldberg o l’Arte della Fuga di Bach, la Sonata op.106 di Beethoven, le Sinfonie di Mahler e Bruckner etc. – forma ed emozione sonora sottendono un’idea di conseguenzialità sintattica, che dilatando così tanto il progetto a volte è percepibile a vari livelli soltanto con un grande impegno nell’ascolto. Qui l’incanto del suono non chiede la consapevolezza, in una condivisione che già Cage indicava, esortando ad aprire le finestre ed ascoltare la vita. La domanda allora è se l’ascolto di ciò che accade implica una nuova concezione esteticaanestetica: accettare tutto ciò che arriva all’orecchio, e per quanto tempo. Ma in questo For Philip Guston non si ha il suono casuale della vita, bensì bellissime e delicatissime filigrane, che appaiono e scompaiono, una continua seduzione, fremiti emotivi, che da Feldman possono improbabilmente rimandare a Schubert, alla sua “divina lunghezza”, per un paziente ascolto.