ATP001
Richard Trythall
Parts Unknown

Trythall, pianista virtuoso, specialista di autori come Charles Ives e Jelly Roll Morton e compositore di tante pagine contemporanee, presenta l’opera pianistica alla stesura della quale ha dedicato alcuni anni. Il suo linguaggio, che recupera una espressività estremamente intensa, si distingue nella fusione di aspetti della cultura americana legata anche al Jazz con elementi di carattere eterogeneo, da sonorità tipiche della ricerca timbrica degli sperimentalismi del secolo Novecento, ad uno sguardo a ritroso verso sviluppi melodici che affondano le loro origini nella tradizione popolare. Il risultato di questo insieme è un personalissimo mondo sonoro di estremo fascino.



ATP002
Olivier Messiaen
Quatuor pour la fin du temps

Questa grande opera, per clarinetto, violino, violoncello, e pianoforte è la testimonianza viva di come la spiritualità della musica possa creare uno spiraglio di speranza anche nelle dimensioni più cupe nelle quali un artista, un uomo, possa venire a trovarsi nelle vicende del mondo. È forte infatti, nel progetto dell’opera, il fatto che Messiaen abbia subìto la realtà del campo di concentramento, ed è estremamente interes-sante sentire la lettura di quest’opera da parte di giovani, ma già importanti esecutori, che fortunatamente non hanno conosciuto così tristi realtà, ma che hanno saputo infondere a questa musica una espressività che ne rende completamente efficace ogni pulsione, ogni potenzialità, a conferma del fatto che un’opera come questa non ha frontiere, non ha condizionamenti e che può entrare in dimensioni esistenziali le più varie e lontane.



ATP003/04
Roberto Fabbriciani
XX live dream flute

Su Fabbriciani molti grandi si sono espressi in modo entusiastico, da Cage a Nono.

Il recital che Fabbriciani ha tenuto a Sogna per certi aspetti è stato un evento assolutamente irripetibile, con una regia di dislocazione negli spazi del Borgo che nella registrazione è impossibile riprodurre, ma resta nella memoria di chi vi partecipò.

Il profilo di questo lungo recital fa apparire lo strumento flauto in tanti diversi aspetti, dimostrandone la potenzialità che meraviglia per la ricchezza dei risultati che questo formidabile esecutore è riuscito ad ottenere “live” in concerto.



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Jean-Pierre Drouet
Les mains veulent parler aussi

La pratica della improvvisazione è per Drouet un vero e proprio spazio scenico per azioni di teatro musicale. Con una difficilmente descrivibile capacità, Drouet ci porta in un itinerario che unisce il ludico con l’impegno di una ricerca di nuove sonorità, costruendo delle realtà foniche nelle quali l’origine percussiva si apre a fonti sonore inaspettate e affascinanti. Nel Cd realizzato a Sogna, Jean Pierre Drouet propone composizioni, in particolare dell’amico Globokar, mai prima registrate.



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Bruno Canino
Clash

Bruno Canino è il pianista italiano più importante della sua generazione. Il suo repertorio è sconfinato e coniuga il repertorio più tradizionale con decine e decine di prime esecuzioni di nuove composizioni che spesso gli sono state dedicate dagli autori. La sua attività instancabile lo ha visto suonare in tutto il mondo come solista e insieme a celebri stars del concertismo internazionale. Nel concerto tenuto a Sogna è significativa la scelta del programma che alterna pagine storiche di Cage con opere di giovani compositori come Sollima o Di Bari. 



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Vinko Globokar
La Tromba è Mobile

Personaggio di spicco nel panorama delle avanguardie degli anni Sessanta, Globokar unisce l’essere uno dei più grandi performers del trombone con una vasta produzione compositiva; nelle sue composizioni si fondono magistralmente la gestualità con l’indagine sulle possibilità foniche, sia con la pratica dell’improvvisazione, sia con complesse architetture sonore che lo hanno portato a realizzare importanti pagine sinfoniche di vasto respiro. Il materiale inedito di questo Cd è tratto da registrazioni dei ultimi anni ’70 realizzate a Colonia e recentemente a Sogna (due improvvisazioni insieme a Jean-Pierre Drouet) ed è uno specchio fedele del clima di quegli anni e dei temi compositivi cari a Globokar. 



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David Moss
Music for voice, electronics and percussion

Il caso di David Moss è unico. Lo straordinario vocalista può contare su una tessitura che va dal basso al soprano acuto, mentre la emissione di voce è potentissima, l'intonazione perfetta e salda. Queste caratteristiche fanno di lui un performer eccezionale che nelle sue esibizioni usa sistemi informatici tra i più avanzati espandendo le sue possibilità vocali con azioni della sua formazione di percussionista in un micro-teatro mixed-media che crea un'incredibile impressione in chi vi assiste. Pur venendo a mancare nel cd l'aspetto della rappresentazione visiva, ci troviamo di fronte a composizioni di sensazionale valore artistico. Tutti i brani sono prime registrazioni assolute; “Pantanal” è stato composto espressamente per Atopos.



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S. Bussotti, G. Cardini, G. Chiari, D. Lombardi
Suono, segno, gesto visione a Firenze

Questo prezioso documento sonoro, contiene l'incontro eccezionale di Bussotti, Cardini, Chiari e Lombardi, per la prima volta insieme; quattro compositori-pianisti che sono i protagonisti della "Musica d'Arte a Firenze", fenomeno importante della storia del secondo Novecento. La registrazione live del concerto (Firenze, 26 Ottobre 1999, sala del Buonumore del Conservatorio "L.Cherubini") mette in luce i diversi aspetti di una sperimentazione che ingloba in una irripetibile dimensione Suono, Segno, Gesto e Visione. Tutti i brani sono stati eseguiti in prima assoluta.



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P.Grossi, G.Chiari, G.Cardini, A.Mayr, D.Lombardi, M.Aitiani, S.Maltagliati
Suono Segno Gesto Visione a Firenze 2

Il percorso di più di cinquant’anni della cultura musicale a Firenze, dalla fine della seconda guerra mondiale, è da esplorare sistematicamente. Al di là delle celebrazioni, è tempo che si riconosca come a Firenze sia nata negli anni sessanta del novecento, una Musica d’Arte capace di recuperare percezione, memoria, azione e rappresentazione secondo una drammaturgia metalinguistica che esalta la potenzialità di emozione e suggestione per il confronto innescato tra vissuti individuali, aprendosi alla scoperta di nuovi orizzonti della creatività e della poesia. Il confronto e il dialogo con alcuni dei più alti attingimenti sul problema della sinesteticità dell’arte che le avanguardie storiche hanno affrontato, da Kandiskij, al futurismo a Scrjabin a Schönberg, al Bauhaus, hanno suscitato la proposta maturata a Firenze. Oltre l’ascolto di forme udibili, l’interazione tra gesto, suono e visione diventa segno, rendendo la musica utopia.



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Michael Riessler
Doppelter Boden - Soli

….“soli” è un materiale sonoro che non vorrei mai costringere all’interno di brani….Disegni vagamente melodici o ritmati ( a volte attraverso rumori prodotti dai tasti dello strumento ) si sovrappongono. L’uso della respirazione circolare e di una diteggiatura velocissima crea una struttura superficiale quasi polifonica e fittamente intrecciata. E’ il tentativo di cercare il proprio microcosmo e di farlo scaturire nella fugacità del momento”. 



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John Tilbury
Piano Triadic Memories - Notti Stellate a Vagli

John Tilbury ha eseguito musica contemporanea, fra cui molte opere prime , in concerti e trasmissioni in tutto il mondo. Le sue incisioni “solo” comprendono Sonatas and Interludes di Cage, degli anni settanta per pianoforte preparato, e più recentemente la musica di Cornelius Cardew, Howard Skempton, Christian Wolff e l’opera completa per pianoforte di Morton Feldman. Egli è anche molto noto per le sue improvvisazioni, attraverso la sua appartenenza all’AMM, uno dei più importanti ed influenti gruppi di libera improvvisazione emersi negli anni ’60. 



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Teodoro Anzellotti
Recondite Fisarmonie Accordion

Teodoro Anzellotti è nato a Candela in Puglia ma è cresciuto nei pressi di Baden-Baden e ha studiato alle Scuole superiori di musica di Karlsruhe e Trossingen sotto la guita di Jürgen Habermann e di Hugo Noth. Teodoro Anzellotti è vincitore di diversi concorsi internazionali di fisarmonica. Come solista si è esibito nell´ambito di importanti festival (Amsterdam, Amburgo, Berlino, Bruxelles, Colonia, Donaueschingen, Firenze, Milano, Los Angeles, Londra, Lucerna, New York, Parigi, Praga, Roma, Salisburgo, Seoul, Venezia, Vienna, Tokyo, Toronto, Varsavia, Zurigo) e ha collaborato con molte orchestre (Kölner-Rundfunk-Sinfonieorchester, Konzerthausorchester Berlin, SWR Sinfonieorchester Freiburg, SWR Sinfonieorchester Stuttgart, NDR Orchester Hamburg, Dresdner Philharmonie, Deutsche Radiophilharmonie Saarbrücken, Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunk, ORF Orchester Wien, Radio-Symphonie-Orchester Ljublijana). Teodoro Anzellotti è uno dei solisti di fisarmonica più qualificati a livello internationale. Il suo nome è strettamente legato alla rinascita della fisarmonica dagli anni ottanta in poi.



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Alvin Curran
Endangered Species

Endangered Species (“Specie in Via di Estinzione”) è uno spazio, un contenitore in cui il mio archivio di suoni è racchiuso in piccole ampolle di essenze concentrate. Un archivio di distillati, selezionati in anni di ascolto di ogni cosa: dai subbugli nei sogni ai minacciosi ruggiti di una natura impazzita, dalla quiete quasi assoluta in un Ferragosto italiano allo strepitio che accompagna un funerale balinese, da cicale che fanno sesso a bisonti accoppiati, l’ ululato umano di un licantropo, una sirena da nebbia rotta, il richiamo dei Muezzin dalle Moschee. Dopo aver collezionato questi suoni per oltre 40 anni, ora riappaiono sotto forma di bit elementari di campionamenti digitali ordinati e stratificati a decine, centinaia e migliaia come in un gigantesco mondo-strumento (i campionamenti sono mappati in numerosi gruppi su di una normale tastiera Midi da 88 tasti) che permette a me, divenuto strumento vivente di musica, di suonare sotto i miei polpastrelli il mondo intero, ricreando e riconfigurando mondi nuovi attimo dopo attimo, giorno per giorno, di occasione in occasione ad ogni performance, ad ogni Atto della Provvidenza, ogniqualvolta si ari il terreno per rigirarlo.



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Pietro Grossi
Bit Art

Formatosi come violoncellista e compositore, Pietro Grossi iniziò una straordinaria carriera solistica per poi diventare, ancora giovanissimo, primo violoncello della Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Furono per lui anni di trasformazione, dall'uso di strumenti tradizionali all'elettronica, fino poi ai sistemi di sintesi digitale dei decenni successivi, ma l'occasione di ascoltare le sue opere strumentali porta subito alla considerazione che il suo percorso musicale e' stato di esemplare coerenza per tutto il suo svolgersi negli anni. Il suo interesse era per la vibrazione sonora nel tempo, un’idea orizzontale dell'uso della materia sonora che si concentrava in un ascolto, a volte di semplici risonanze, a volte di forme d'onda, alla ricerca di istogrammi sonori che provenivano probabilmente dalla sua esperienza di violoncellista. Aveva una costante tensione all'intonazione perfetta anche nell'uso dei microintervalli e un vibrato pieno nella cavata del suono. Il suo rapporto con il violoncello tese così ad una nuova oggettività che faceva pensare ad Alfredo Casella, non certo alla lunga stagione romantica nella quale lo strumento veniva paragonato ad una vox umana.



ATP018
Lucia Bova
Still Harping on Music

In questo percorso la Sequenza II di Luciano Berio rappresenta una vera e propria pietra miliare. Essa rientra in un progetto più ampio del compositore (quattordici Sequenze), che ha voluto scoprire e investigare di ciascuno strumento “le misure al di là delle misure”, in un teatro strumentale in cui si richiede di «rinunciare all’ambigua categoria del ‘poetico’», come pure all'attesa di quel «linguaggio d’altre vecchie emozioni che il tempo ha legato alla poesia». Ciascuna Sequenza rappresenta una sorta di “testimonianza” del virtuosismo storico e nello stesso tempo uno stimolo per l’avanzamento verso una nuova forma di virtuosismo ricercato attraverso l’estrema esplorazione e lo sperimentalismo delle possibilità tecniche dei singoli strumenti. Nella Sequenza per arpa linguaggi dal sapore più tradizionale si affiancano a sonorità esasperate e a "gesti" dissacratori che prevedono "strappi" delle corde, percussioni delle parti in legno e della cordiera, uso parossistico dei pedali e rumori ottenuti facendo sbattere le corde di metallo tra loro.



ATP 019-20
Karlheinz Stockhausen
Klavierstücke I-XI Bernhard Wambach-Havemann

Il mio primo incontro con la musica di Stockhausen è avvenuto attraverso un disco negli anni sessanta. I pezzi che mi hanno irretito completamente portavano i titoli “Refrain” e “Kontakte”. Ecco, una musica come non l’avevo mai ascoltata prima. Poco dopo uscì un disco con il “Klavierstück X” (pezzo per pianoforte X), suonato in modo impareggiabile da Frederic Rzewski. Avendo fatto anche questa esperienza di ascolto desideravo suonare io il “Klavierstück X”. Negli anni settanta, quando mi ritenevo abbastanza preparato attraverso lo studio delle opere di Schönberg, è cominciato il mio lavoro con i “Klavierstücke” di Stockhausen. Studiavo prima il IX, poi il X e l’XI – e anche “Kontakte” per suoni elettronici, pianoforte e batteria. Ma era già maturato il mio desiderio di suonare tutte le opere di questo compositore, in cui ricorre il mio strumento sia da solo che insieme a un ensemble. Così all’inizio degli anni ottanta si sono aggiunti i “Klavierstücke I – VIII”.



ATP021
Daniel Lombardi
Cage Age

Un aspetto fondamentale della concezione musicale di Cage, dalla forma all’evento, è stata l’alea, l’improvvisazione, la struttura mobile, la scelta estemporanea dell’esecutore, più o meno guidata da schemi che spesso sono soltanto indicazioni di segmenti temporali, estremo atto di decisionalità interattiva tra compositore ed esecutore. Variations IV, ultima composizione in programma, è un esempio di questa prassi; in questo caso l”happening” è guidato da varie indicazioni. La versione presentata in questo concerto vede in azione il pianoforte, una voce femminile, un percussionista e un giovane improvvisatore al toy piano, i quali interagiscono con registrazioni di suoni d’ambiente registrati a Firenze.



ATP022
Morton Feldman
For Philip Guston John Tilbury Piano Carla Rees Flute Simon Allen Percussions

Con For Philip Guston ci troviamo davanti ad una composizione la cui durata impone una concezione dello scorrimento del tempo assolutamente diversa da quella con cui ci predisponiamo normalmente ad ascoltare un brano musicale. La mente va subito ai brani più lunghi che sono stati composti negli anni trenta del Novecento, come quelli di Kaikhosru Shapuri Sorabji, il suo Opus Clavicembalisticum o le Symphonic Variations for Piano (si parla di nove ore d’ascolto...), oppure il più recente Road di Frederic Rzewski. For Philip Guston non si ha il suono casuale della vita, bensì bellissime e delicatissime filigrane, che appaiono e scompaiono, una continua seduzione, fremiti emotivi, che da Feldman possono improbabilmente rimandare a Schubert, alla sua “divina lunghezza”, per un paziente ascolto. 



ATP 023-24
Sofia Gubaidulina
Misterioso

Sofia Gubaidulina ha seguito i suoi studi presso il conservatorio di Kazan, diplomandosi nel 1954, ma continuò a studiare composizione fino al 1963 con Nicolai Pejko e Vissarion Schebalin a Mosca. Dopo quella data ha sempre lavorato come libera compositrice. Ma la sua attività di compositrice fu oggetto di continue vessazioni nell'Unione Sovietica, finchè si trasferì in Germania nel 1992 e da quell'anno vive vicino ad Amburgo. Negli anni ottanta Gubaidulina acquisì velocemente notorietà all'estero grazie all'impegno del violinista Gidon Kremer che commissionò ed eseguì il suo concerto per violino e orchestra Offertorium. La compositrice è membro dell'Akademie der Künste di Berlino e dell'ordine Pour le mérite, ha ricevuto il Praemium Imperiale (1998), il Polar-Musikpreis (2002) e il Leone d'Oro della Biennale di Venezia (2013).


Gubaidulina cover


ATP 025-1-2-3
M. Feldman
For Christian Wolff

Come la natura, la musica di Feldman ha una qualità indistruttibile, nonostante la sua apparente fragilità. Come personalità Feldman era intrattabile ma fragile; poteva essere insensibile ai sentimenti altrui ma si sentiva in lui una vulnerabilità. “La verità per me è come posso saltare in questa cosa che chiamo vita. La musica deve avere una dimensione sensuale”, disse una volta.

Osterfestival Tyrol (Galerie St. Barbara)
Questo Festival fu fondato nel 1989 ad Hall in Tyrol ed ad Innsbruck. Fa parte della Galerie St. Barbara (associazione esistente dal 1968) che, fin dalla sua fondazione, si concentra sulle forme ed espressioni dell’Arte Contemporanea. Fin dal primo contatto negli anni ’70 con John Tilbury - uno degli interpreti più importanti della Musica di Feldman – il festival e l’associazione si è dedicata alla musica di Morton Feldman ed ha prodotto il CD “All piano” che comprende tutti i lavori per piano solo, interpretati da John Tilbury.


Feldman


ATP 026-27
Manuel Zurria
Hotel Boltanski

In questo disco, come peraltro ho già fatto in passato, mi sono appropriato di musiche che appartengono ad altri strumenti per curarne versioni apocrife (talvolta con licenze) e consegnarle poi al definitivo e risolutorio giudizio dell’autore. Hotel Boltanski è un luogo dell’anima, un piccolo museo delle meraviglie, la mia wunderkammer. Qui convivono sperimentazione e pop, libertà e rigore, ordine e disordine, memoria e futuro, numeri e nuvole. Nelle sue stanze abitano compositori amici, personaggi mai incontrati, compagni di strada, numi tutelari. E’ un tributo sincero e appassionato a un grande artista che ha accompagnato il mio lavoro per anni con libri, cartoline, cataloghi, fotografie, mostre, discussioni: Christian Boltanski. Ne approfitto per costruire una lista, una di quelle che forse sarebbe piaciuta al mio amato Georges Perec, dove sono allineati come soldatini tutti gli esperimenti che, senza una forma apparente, si sono avvicendati negli anni secondo un ordine libero e non prestabilito. Ora, invece, questo elenco li mette in relazione gli uni con gli altri e la cosa assume significati diversi e misteriosi.